ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
Salotto buono a chi? Il centro è uno scantinato
di Andrea Bentivegna
01/10/2016 - 02:00

di Andrea Bentivegna

A costo di essere noiosi va ripetuto: il futuro di Viterbo passa inevitabilmente da quello del suo centro storico. Sebbene per anni si sia creduto di poterne fare quasi a meno abbandonandolo oggi si è capito che rappresenta una delle risorse più importanti della città e la corsa all’oro sembra essersi scatenata.

Questo tema è infatti centrale per l’economia della città, eppure assistiamo, increduli, a tutta una serie di contraddizioni: una situazione ormai paradossale con le amministrazioni che, almeno a parole, affermano di volersene occupare ma poi hanno preso (o non preso) decisioni che vanno nella direzione esattamente opposta.

Si parla di ascensori, Ztl, si indicono concorsi e workshop ma nel frattempo la città sembra andare altrove nel senso più letterale. Fino a vent’anni fa tra le mura c’erano l’ospedale, il tribunale e i negozi più prestigiosi. Poi i tempi sono cambiati, occorrevano spazi diversi e tutte queste attività si sono giustamente spostate altrove ma, incredibilmente, sono state rimpiazzate daL nulla e così ''L'andare in centro'', che un tempo era la quotidianità, si è ben presto trasformato in una specie di supplizio per la maggior parte dei viterbesi.

Oggi i paradossi sono tanti. Si pensi ad esempio che chi sceglie di passare il sabato pomeriggio al Corso deve lasciare la macchina in un parcheggio a pagamento, mentre chi gli preferisce uno dei tanti centri commerciali può andar fin lì lasciando l’auto per ore senza dover pagare nulla. Attenzione, il controsenso non è, come molti pensano, nel fatto che dentro le mura le auto sono penalizzate, piuttosto nel fatto che i centri commerciali godano di un vantaggio doppio a scapito naturalmente della concorrenza con un conseguente e inarrestabile aumento del traffico.

La questione naturalmente non riguarda solo Viterbo, è anzi una problematica che accomuna quasi tutte le città europee eppure da noi sembra aggravarsi ammantandosi della proverbiale apatia viterbese. Da molte parti si invoca la creazione dei cosiddetti Ccn (Centri Commerciali Naturali), una sorta di risposta intra moenia alla grande distribuzione ma è evidente che si tratterebbe solo di un palliativo.

La verità è che il vero problema è la carenza di qualità. La qualità intesa come spazi, pulizia, decoro, sicurezza ma qualità anche per quanto riguarda le residenze e le attività commerciali. Guardiamoci intorno e vedremo un centro storico che sulla carta è indicato come il ''salotto buono'' della città ma che in realtà assomiglia più a uno scantinato pericoloso, sporco e degradato.

Non ci sono panchine, pochi fiori, persino i cestini della spazzatura scarseggiano ma in compenso si trovano spesso pile di scatoloni non raccolte fuori dai negozi. Non parliamo dei bagni pubblici, alla sola idea i viterbesi inorridisco, tanto per quello ci sono i vicoli. Le case sono semivuote perché buie e senza ascensore, mentre i negozi che sopravvivono sono pochi ed eroici ma in compenso proliferano i distributori automatici e le discutibili insegne a Led che di medioevale hanno davvero poco. Eppure negli anni sono stati in tanti a fare proposte per ''l’ornato''. Ma che fine hanno fatto?

Bisogna agire e non con una sola proposta ma con un pacchetto di iniziative che possono essere tante dagli sgravi fiscali per chi decide di trasferirsi nei quartieri più antichi agli incentivi per chi migliora il decoro delle proprie abitazioni per il quale non si devono intendere solo le facciate ma anche e soprattutto gli infissi, i campanelli e le orribili antenne televisive. Si dovrebbero consentire modifiche più semplici negli immobili antiche e si potrebbe incentivare ad esempio chi sceglie di andare a fare acquisti a piedi. Le misure devono essere tante e adottate in modo congiunto perchè la malattia da curare è altrettanto complessa.

Una cosa però è certa siamo ormai al punto di non ritorno, se non vengono presi immediatamente provvedimenti sarà troppo tardi e allora sì che il centro storico rischierà di trasformarsi in un centro commerciale ma sarà più simile a quello del Murialdo e cioè un’affascinante rovina desolata, simbolo di un’epoca ormai superata, della quale approfitteranno solo in pochi e quel punto sì che avremmo perso tutti.





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